Nativi Americani: ieri riserve e sterminio, oggi arresti
DAKOTA PIPELINE: I NATIVI AMERICANI DENUNCIANO ARRESTI SOMMARI ANCHE DI GIORNALISTI
Nel Febbraio del 1876, le truppe del generale Custer, in America, iniziarono la “Grande Guerra contro i Sioux” e oggi, a Febbraio 2017, il Governo degli Stati Uniti li combatte ancora. I Nativi Americani denunciano arresti ingiusti e sommari. Che sia per l’oro, per il petrolio -come allora- o per un gasdotto -come oggi- si tratta, in ogni caso, di depredazione delle risorse e violazione dei diritti umani. La Grande Guerra contro i Sioux dell’Ottocento durò oltre un anno, fino al 28 Febbraio 1877. Nota anche come “Black Hills war”, si concentrò sulla conquista delle Colline Nere, dove era stato scoperto l’oro. Sul fronte Statunitense, nei film western e sui libri di storia, si ricorda maggiormente il colonnello George Custer, morto nella battaglia di Little Bighorn. Sul fronte dei Nativi Americani, è entrato di diritto nella storia del mondo “Sitting Bull”. Noto in Italia come Toro Seduto, è considerato uno dei maggiori capi Sioux, per aver tentato di difendere il suo popolo dallo sterminio. Chissà se e quando, gli Stati Uniti d’America istituiranno un giorno nazionale della memoria, dedicato alle vittime Native Americane. Al momento non esiste una giornata nazionale per commemorare le vittime della grande guerra che ha sterminato i Nativi, riducendo i superstiti nelle riserve. I discendenti dei Nativi Americani, sopravvissuti allo sterminio, oggi combattono per proteggere le loro terre dalla costruzione di due gasdotti: Keystone e Dakota. La lotta più feroce si è avuta proprio nel Dakota pipeline. Il popolo Sioux si è ribellato contro questo gasdotto lungo quasi duemila km, con una serie di manifestazioni a Standing Rock. Il governo Obama aveva sedato le proteste anche con la forza, ma infine si era convinto a dare lo stop ai lavori. Oggi, con Trump, la lotta si riaccende, più feroce che mai. Il neo presidente Americano ha firmato già due ordini esecutivi, per terminare la costruzione di entrambi i gasdotti. I Nativi Americani protestano perché il Dakota pipeline passa proprio sotto la loro riserva, accanto al fiume che considerano sacro e fonte di vita: il Missouri. In caso di incidenti, il gasdotto inquinerebbe le falde acquifere. Trump non ha fatto mistero di voler sedare tutte queste “proteste ambientaliste”. Molti attivisti Nativi Americani sono stati arrestati. Soltanto negli ultimi giorni ben 73 persone. Tra loro anche diversi giornalisti e giornaliste: due su tutte Amy Goodman –rilasciata poco dopo- e Jenny Monet. Quest’ultima, 40 anni, laureata in giornalismo e cronista per un’emittente televisiva, è Nativa Americana e sembra abbia subito un trattamento particolarmente duro, per essere una giornalista che stava svolgendo semplicemente il proprio lavoro. Ha dovuto sopportare 24 ore di prigionia, per essere stata colta insieme ai manifestanti mentre cercava di documentare le proteste e non è stato consentito al suo editore di pagare la cauzione prima della fine della giornata. Soltanto allo scadere delle 24 ore, è stato consentito al suo editore di pagare una cauzione di 500 dollari, e la giornalista ha potuto così lasciare la prigione. Per il governo Americano, Jenny Monet, come gli altri attivisti arrestati, si trovava su terreni privati e si era rifiutata di abbandonarli. Per il movimento dei Sioux si è invece trattato di un abuso, di violazione dei diritti umani. Gli attivisti Nativi Americani di Standing Rock stanno organizzando per il 10 Marzo 2017 una marcia su Washington, per chiedere il rispetto delle loro terre e delle loro acque. (M.I)
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