Gli ritirano la patente perché gay. Lui fa causa e la vince!
Sembra incredibile quanto accaduto a un cittadino di Augusta, in Sicilia che ha passato gli ultimi 14 anni a combattere con la giustizia per vedersi riconoscere i propri diritti.
Il ragazzo, nel 2001, all’epoca ventenne, ha chiesto di essere riformato dalla leva, durante la visita medica all’ospedale militare di Augusta, perché omosessuale. La sua domanda è stata accettata, è stato esonerato dal servizio militare, ma qualche mese dopo, la Motorizzazione civile di Catania gli ha notificato il provvedimento di revisione della patente di guida, per “disturbi dell’identità sessuale”. L’uomo si è rivolto al Tribunale, chiedendo un congruo risarcimento. C’è stato “un vero e proprio comportamento omofobico” oltre che “intollerabilmente reiterato” da parte della pubblica amministrazione nella vicenda della patente sospesa, secondo quanto stabilito dai giudici della Suprema Corte di Cassazione. Nel processo di Appello, il giudice stabilì un risarcimento di 20.000 euro a favore del giovane Siciliano. Tale cifra è parsa troppo irrisoria alla sua famiglia per i disagi e le sofferenze che il ragazzo ha dovuto subire, sia per ragioni di ordine pratico sia per danni psicologici. Il giovane si è rivolto pertanto alla Cassazione e questa, anche se dopo diverso tempo, gli ha dato totalmente ragione. Nulla impediva al ragazzo di guidare, essendo perfettamente lucido e in salute. A giudizio della sezione civile della Cassazione sono davvero troppo pochi i 20 mila euro cui il ministero dei Trasporti e quello della Difesa sono stati condannati dalla Corte d’appello di Catania nel 2010. Per questo è stato disposto il rinvio del caso a giudizio, per quantificare un risarcimento più congruo. Citiamo testualmente le parole della Cassazione: “Nonostante il malaccorto tentativo della Corte territoriale di edulcorare la gravità del fatto, riconducendola ad aspetti amministrativi, è innegabile che la parte lesa sia stata vittima di un vero e proprio comportamento di omofobia reiterato nel tempo”. Ora l’amministrazione pubblica Siciliana sarà chiamata a risarcire profumatamente il cittadino che ha subito gli abusi.