Tra terra e stelle: le scienziate Italiane che hanno cambiato la storia
L’ingegnere Samantha Cristoforetti è la prima donna Italiana nello spazio: a Marzo 2015 supera i cento giorni di permanenza tra le stelle, avendo già affettuato centinaia di esperimenti. Accade infatti il 22 Novembre 2014 l’evento che finirà nelle pagine di storia: raggiunge l’ISS (Stazione Spaziale Internazionale) a bordo del veicolo Sojuz, aprendo una nuova era per le connazionali, alle quali è sempre stata preclusa l’aeronautica ed è stato sempre reso difficile l’accesso a tutti quei campi definiti prettamente “maschili.” La prima donna della storia ad andare nello spazio fu la russa Valentina Vladimirovna Tereškova, il 16 Giugno del 1963, a bordo della navicella Vostok6. Il soprannome della cosmonauta, durante i suoi collegamenti via radio con la terra, era “Gabbiano”. Nel frattempo, in Italia, stesso anno stesso mese nel quale la russa Valentina raggiungeva lo spazio infinito, due cariche di tritolo esplodevano a Ciaculli (Palermo), a seguito di un attentato mafioso che costò la vita a nove persone, una delle tante stragi che nel nostro Paese si sarebbero susseguite come costante nel tempo. In tale scenario, caratterizzato da instabilità politica e organizzazioni criminali, le donne Italiane non erano ancora state investite dalla rivoluzione culturale che, nel decennio successivo, avrebbe trasformato il mondo Occidentale. “Due cromosomi X rappresentavano una barriera insormontabile per entrare alle scuole superiori e realizzare i propri talenti” scrive Rita Levi Montalcini nel suo libro autobiografico, “Elogio dell’imperfezione”(1987). Eppure, nonostante i contrasti per poter intraprendere gli studi presso la Facoltà di Medicina, riesce a laurearsi e a specializzarsi in neurologia. In seguito a numerose ricerche scientifiche e dopo essere sopravvissuta -lei, studiosa ebrea- al nazifascismo, negli anni ’50, Rita Levi Montalcini scopre l’NGF, il fattore di accrescimento della fibra nervosa. Viene insignita di numerosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Nobel per la medicina (1986); la National Medal of Science (1987); cinque lauree honoris causa in diversi paesi del mondo (Israele, Usa, Italia). Dirige il centro ricerche di neurobiologia del CNR; è la prima donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze e diventa senatrice a vita della Repubblica Italiana. Muore all’età di 103 anni, nel 2012, senza aver lasciato nulla d’incompiuto nella sua lunga vita professionale. Un anno dopo la sua scomparsa, nel 2013, se ne va, all’età di 91 anni, anche Margherita Hack, astrofisica Italiana di fama internazionale. Nel 1964, quando ancora, nel nostro Paese, le donne non godono di piena parità dei diritti, diventa professore ordinario di astronomia presso l’Università di Trieste; è la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico e a lavorare come Direttore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste; è membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei; fonda la rivista bimensile “L’Astronomia” e dirige il magazine “Le Stelle”; lavora per l’ESA e per la NASA; diventa presidente onoraria dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti; si batte per i diritti civili, a favore degli omosessuali ed è un’animalista, vegetariana per tutta la sua vita. “Non mangerei mai la carne, mi sembra atroce uccidere milioni di animali… è un’ecatombe ogni giorno sulla terra!” Dichiara. Nel 1998 riceve la medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura. Conduce diversi studi sul bosone di Higgs, che i media solitamente chiamano “la particella di Dio” e che la scienziata definisce semplicemente Dio, in quanto crea materia. Spiega la Hack: “Se la materia è tutto ciò che esiste e se il bosone di Higgs spiega come le particelle acquistano massa, allora vuol dire che il bosone di Higgs è Dio!” Tra i massimi studiosi delle particelle elementari e del bosone c’è un’altra Italiana che il mondo c’invidia: Fabiola Gianotti, dottoressa in fisica. Nel 1987 entra a far parte del CERN (acronimo francese: Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire, ovvero Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare). Si dedica a numerosi esperimenti, tra i quali il maggiore realizzato, insieme a migliaia di studiosi provenienti da tutta Europa, è ATLAS, l’acceleratore di particelle, il cui obiettivo principale è proprio individuare il “bosone di Higgs”. La Gianotti coordina il progetto e nel 2012 annuncia la prima osservazione di una particella compatibile con quella che viene comunemente definita “la particella di Dio”. Così spiega la scoperta: “Il meccanismo di Higgs entrò in azione dopo un centesimo di miliardesimo di secondo dall’ esplosione del Big Bang e diede massa ad alcune particelle, lasciandone altre senza massa.”
E ancora: “Senza il bosone di Higgs l’Universo che noi conosciamo non esisterebbe e non esisteremmo neppure noi!” Nel 2012 la rivista “Time” colloca la Gianotti al quinto posto tra le persone più importanti dell’anno; nel 2013 la Società Italiana di Fisica le conferisce il Premio Enrico Fermi; la rivista “Forbes” la presenta tra le cento donne più potenti del mondo. Il 4 Novembre 2014, il consiglio del CERN la nomina Direttore Generale ed è la prima donna a ricoprire tale ruolo, in 60 anni di esistenza dell’Organizzazione. Il suo mandato inizierà il 1º gennaio 2016 e resterà in carica per cinque anni. Un’altra ricercatrice di cui andare fieri è, infine, Elena Cattaneo, laureata in Farmacia, fondatrice dell’Unistem, evento Europeo per avvicinare gli universitari allo studio delle cellule staminali.