In giro a rapinare le banche con papà
Per le vacanze, a scuola mi hanno dato un tema: “L’importanza della famiglia tradizionale”. Io non so se la mia famiglia lo è, vi racconto la mia giornata. Mamma fa la casalinga e papà mi ha portato al lavoro con lui, sono davvero emozionato. Tutto quello che devo fare è stare sulla sua moto, mentre guarda la porta di una banca e giochiamo a Lupen. Dentro ci sono i suoi amici con il volto coperto e se arriva la polizia, papà li deve avvertire. L’ha fatto altre volte ed è sempre andata bene! Ma…che succede? Mi sento afferrare e portare via, ho paura, sto male! La polizia non è arrivata in divisa, ma in borghese e ci ha fregato così. Dicono che per la legge io sono incapace d’intendere e volere, ma in realtà, in questo caso, so cosa voglio: soltanto giocare. Arrestano mio padre, perché faceva il palo. Mi spiegano che dentro quella banca c’erano delle persone al lavoro, per fortuna non è morto nessuno. Rubare i soldi degli altri è un crimine e io questo lo capisco bene, anche se ho soltanto nove anni e mio padre è in prigione. Capisco cos’è giusto o sbagliato: già so che il mio papà non potrebbe lavorare a scuola, nemmeno fare il bidello, perché è pregiudicato! Eppure, volendo, dopo prigione, potrebbe fare il deputato. La maestra ci ha spiegato che hanno pure una cosa chiamata “l’immunità parlamentare”. Mi è venuta una grande idea: devo fare candidare papà, così potrei andare al lavoro con lui, senz’essere arrestato.* (M.I.)
*Il racconto è di fantasia ma prende spunto da un reale caso di cronaca, avvenuto a Milano, dove un pregiudicato è stato arrestato mentre faceva il palo su una moto, in compagnia del figlio di appena 9 anni. L’uomo ha dichiarato che non sapeva a chi lasciare il bambino e lo ha dunque portato con sé. Arrestati anche gli altri componenti della banda, tutti maggiorenni.