“Ora diritti alla meta”: in migliaia a Roma, per il matrimonio egualitario
Di Miriam Iantaffi
Si è svolta a Roma, in piazza del popolo, la manifestazione Ora diritti alla meta, organizzata dalle maggiori associazioni LGBT Italiane, per chiedere matrimonio egualitario e parità di diritti per tutti i cittadini. Mentre in Parlamento si discute il disegno di legge sulle unioni civili, che deve ancora passare alla Camera, il motto della protesta è: “Chi ama i diritti li vuole per tutte e tutti!”
Si sono alternati sul palco i rappresentanti delle maggiori realtà associative gay, lesbiche e trans Italiane, unite nell’affermare la centralità degli obiettivi comuni, incluso il riconoscimento giuridico dei figli, al momento esclusi dal disegno di legge approvato in senato. Si è affermata la volontà che il Ddl passi anche alla Camera, rafforzato in merito alla tutela di coppie e famiglie che si riconoscono nella realtà LGBT. Tra i temi maggiormente affrontati nel corso dell’evento: l’assenza dell’obbligo di fedeltà nelle unioni civili omosessuali, per distinguerle dai matrimoni eterosessuali, in una modalità ritenuta umiliante dai più; il vuoto legislativo in merito al reato di omofobia; l’impossibilità -per la coppia omosessuale- di riconoscere legalmente un figlio, anche se voluto e accudito da entrambe/i le mamme o i papà; la mancata tutela -in ambito giuridico e patrimoniale- dei bambini e delle bambine.
Sul palco anche diversi volti noti, esterni all’ambito LGBT: Giulia Innocenzi –conduttrice TV- che ha presentato l’evento; Cecile, giovane proposta di Sanremo 2016, che si è esibita cantando “Negra”, ha raccontato di essere stata cresciuta da due mamme -ed è venuta su bene, dobbiamo dirlo-; Paola Turci, che ha espresso il proprio sostegno alla causa LGBT e ha esordito dicendo: “Se non fossi qui sul palco, sarei comunque in mezzo a voi!” E infine Emma Marrone, sulle cui note si sono riuniti i piccoli delle famiglie Arcobaleno, in un momento commovente per l’intera piazza. Negli occhi di quei bambini c’è l’Italia che sa guardare al futuro e la discriminazione nei confronti delle loro famiglie è già costata al nostro Paese diverse sanzioni dalla Corte per i Diritti Umani di Strasburgo.
Tra i personaggi gay che hanno parlato alla piazza di “Diritti alla meta”, per sostenere l’evento, Carlo Gabardini -noto al grande pubblico come Olmo, attore e autore-, ha ricordato l’importanza di non perdere l’allegria e anche di agire in pubblico come le altre coppie, dandosi la mano o “chiamandosi cucciolo al supermercato”. Ha affermato, con l’ironia che lo contraddistingue, la necessità di non nascondere il proprio amore, di fronte a una politica che si ostina a negarlo o sminuirlo. Ha incitato le persone a baciarsi, terminando così il suo intervento: “Non stiamo ostentando ma stiamo mostrando al mondo che ci amiamo, perché per la vostra legge pare che ci stiamo solo simpatici!” Francesca Vecchioni -figlia del noto cantautore, mamma di due bimbe, scrittrice e ideatrice del progetto Diversity – ha condiviso la sua storia, fatta di lotte ma anche di piccoli e grandi successi quotidiani, nel cambiare la mentalità comune. Perché, contrariamente a quanto si possa pensare, sono diversi gli ostacoli affrontati da una coppia gay -anche agiata- in Italia. Dal dottore che, in ospedale, impedisce l’ingresso della compagna in sala parto, all’omofobia di qualche papà, nell’asilo nido frequentato dalle bimbe. Eppure, il cambiamento di quel papà, che attraverso la sua piccola, ha imparato ad accettare e rispettare realtà che prima rifiutava, ci ricorda che anche dai bambini possiamo acquisire gli strumenti necessari ad entrare nel futuro.
I piccoli delle famiglie arcobaleno sono Italiani a tutti gli effetti, nati nella maggioranza dei casi nel nostro Paese, da genitori Italiani. Non possono essere considerati cittadini di serie C, come è stato affermato più volte nel corso degli ultimi mesi, non soltanto dalle associazioni ma anche da giuristi del calibro di Rodotà, il quale ha ribadito come la Costituzione della Repubblica Italiana non escluda assolutamente la possibilità di riconoscere diritti a una coppia omosessuale e ai suoi figli.
Nella dichiarazione delle associazioni LGBT, che hanno organizzato la manifestazione, si legge testualmente: “Vogliamo la piena uguaglianza di tutte e tutti di fronte alla legge, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, attraverso il matrimonio egualitario, che dovrà iscriversi in una riforma complessiva del diritto di famiglia, che preveda anche l’adozione piena e legittimante per i bambini e le bambine che già esistono, e il riconoscimento alla nascita dei figli che verranno. Vogliamo che sia finalmente sancito che omofobia e transfobia non sono opinioni, ma reati, che devono essere puniti in modo specifico, e che si prendano provvedimenti efficaci contro le discriminazioni, comunque motivate nella vita lavorativa e sociale.”
La piazza era piena, nonostante il vento e la pioggia. Una pioggia -annunciata dalle previsioni del tempo- che è arrivata soltanto alla fine della manifestazione, in serata, quando gli ombrelli arcobaleno si sono alzati insieme, fermi e composti, come gli intenti dichiarati dalle associazioni e dai singoli. Nell’ ingente massa, accorsa da tutta Italia in Piazza del Popolo a Roma, c’erano anche dei piccoli spazi vuoti, ognuno con un nome: “Dario, Francesca, Paolo, Maria…” Persone ancora costrette a nascondersi, ostentando un’identità che non appartiene loro, perché subiscono violenza in famiglia e dalla famiglia non possono distaccarsi, essendo disoccupate, non economicamente autonome; persone che il lavoro ce l’hanno, ma temono di perderlo, perché sopraffatte dai commenti omofobi del capo o dei colleghi durante la pausa caffè; studenti che subiscono atti di bullismo e temono gravi ripercussioni, se scelgono di mostrare apertamente la propria identità. Anche per loro, hanno ribadito i portavoce delle associazioni, occorre essere presenti, ora che la posta in gioco si alza. La manifestazione del 5 Marzo ha scritto un pezzo significativo di storia, in Italia. In ballo c’è il principio di uguaglianza, riconosciuto dall’ intero sistema giuridico Occidentale e le realtà LGBT, così come le associazioni laiche nel nostro Paese, hanno dimostrato di non voler arretrare di un passo, nelle richieste di riconoscimento.
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