L’Aquila, una ferita sempre aperta
Perché chi è indagato per omicidio non è ancora stato processato?
In migliaia, a L’Aquila, hanno ricordato le vittime del terremoto con una fiaccolata. Per non dimenticare le tante, troppe vite spezzate e per non spegnere i riflettori su una tragedia, i cui responsabili -ad oggi- risultano ancora impuniti. Il 6 Aprile 2009, un terribile terremoto ha colpito l’ Abruzzo, con epicentro l’Aquilano: Colle Miruci, Roio, Genzano, S.Giovanni, San Demetrio Ne’Vestini, Paganica e il Capoluogo, L’Aquila, con le sue immense bellezze naturali, artistiche ed umane. 1.600 feriti ed oltre 80.000 sfollati. 309 morti. Oggi, a 7 anni esatti di distanza, amici Abruzzesi ci segnalano che i balconi delle case continuano a crollare e non tutti sono stati risarciti. Dove sono i palazzi antisismici che erano stati promessi agli Aquilani? Vogliamo anche ricordare ciò che le intercettazioni hanno portato alla luce. Mentre il popolo Italiano piangeva lacrime amare, l’imprenditore Francesco Maria Piscicelli, al telefono con l’amico Gagliardi, rideva del terremoto, pregustando gli affari della ricostruzione in Abruzzo. Piscicelli è stato imputato anche per corruzione nell’ inchiesta appalti per il G8. Altro personaggio al centro delle inchieste è Guido Bertolaso –attualmente candidato del centrodestra alle amministrative di Roma-. La sera del 30 Marzo 2009, appena sette giorni prima del devastante terremoto, Guido Bertolaso –allora capo della Protezione Civile e Sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio dei ministri, per il governo Berlusconi– telefonò a Daniela Stati, Assessore Regionale della Protezione Civile in Abruzzo. Quel pomeriggio c’era stata una scossa con magnitudo 4, che aveva –comprensibilmente- allarmato la popolazione. Al telefono, Bertolaso annunciò la visita della Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile. Spiegò alla sua collega che avrebbe fatto arrivare a L’Aquila i massimi scienziati nel campo della sismologia, per un’ “operazione mediatica”, con l’unico scopo di “tranquillizzare la gente”.
L’operazione mediatica, voluta da Bertolaso, riuscì perfettamente. Il popolo Aquilano, quella sera, mise a letto i figli e continuò a dormire sonni tranquilli per sei notti, finché le macerie sommersero le abitazioni di paese, le culle dei bambini, il centro storico, la Casa dello Studente. I 309 cittadini, che alle 3.30 del 6 Aprile 2009, dormivano o correvano con indosso il pigiama, avrebbero potuto essere salvati. 1600 feriti, traumatizzati a vita, avrebbero potuto restare perfettamente in salute, se qualcuno li avesse allontanati precauzionalmente dalle loro abitazioni. La natura aveva avvertito, con oltre cento scosse, che le istituzioni preposte alla sicurezza, hanno deliberatamente scelto d’ignorare. Bertolaso, sempre nel corso dell’intercettazione finita nelle mani degli inquirenti, affermava il messaggio che doveva passare alla cittadinanza: “Cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa che fa male! Meglio ci siano cento scosse piuttosto che il silenzio…”
Per tale ragione, Guido Bertolaso è stato indagato per “omicidio” ma, ad oggi, il suo processo ha subito sempre rinvii a giudizio. In primo grado, i sette componenti della Commissione Grandi Rischi furono condannati a sei anni di carcere. Il giudice del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco, ha rinviato al 21 giugno prossimo l’udienza dell’ex Capo della Protezione Civile, oggi candidato a sindaco di Roma. I familiari delle vittime del terremoto, temono si possa arrivare alla prescrizione. In senato, si aprirà una commissione d’indagine sullo sciame sismico, che dovrebbe porre al centro temi caldi: la richiesta e la gestione dell’emergenza, le spese, il governo di allora, la ricostruzione.
Nel frattempo, sarebbe davvero doveroso che agli indagati fosse impedito di candidarsi alle amministrative della Capitale d’Italia. Sarebbe opportuno si dimettessero da qualsiasi carica istituzionale. Non vogliamo sostituirci alla Giustizia, perché i processi non si fanno sui media ma nelle aule di Tribunale -scongiurando le prescrizioni-. Tuttavia, le intercettazioni parlano chiaro. Le commemorazioni dei morti diventano vuota retorica, quando si candida a sindaco chi, quei morti, li ha mandati a dormire tranquilli, poco prima che le macerie li travolgessero. (M.I)
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