Animali d’acqua: fonte di luce e a rischio estinzione
Una petroliera Iraniana, denominata Sanchi, è affondata al largo della Cina, producendo quattro grandi chiazze di petrolio su 101 chilometri quadrati, mentre una petroliera Indiana, MT Genessa, è andata in fiamme, a 15 miglia nautiche al largo del porto di Deendayal, nello Stato di Gujarat. La Sanchi trasportava 136mila tonnellate di greggio dall’Iran alla Corea del Sud, mentre nei serbatoi della MT Genessa -ancora in fiamme nel momento in cui scrivo- vi sono 30.000 tonnellate di gasolio. Materiali altamente tossici per la vita marina. Un vero e proprio disastro ambientale, in un momento in cui era stato diffuso dagli scienziati un allarme estinzione per i pesci nelle acque mondiali e, in particolare, Europee. Maggiori sono le dimensioni dei pesci, più sono in pericolo. Fra le cause, oltre l’inquinamento, la pesca eccessiva, diffusa ormai in ogni dove. I pesci di dimensioni maggiori, come gli squali, sono più a rischio, secondo gli scienziati, perché crescono più lentamente e quindi difficilmente riescono a raggiungere l’età adulta per riprodursi. Nel Mediterraneo, le riserve ittiche esaminate dai biologi -con una ricerca finanziata dalla Commissione Europea- sono risultate in maggioranza sovrasfruttate. La vita -quella che ha condotto, in seguito, anche alla nascita di noi esseri umani- è iniziata nell’acqua, come tutti sappiamo, ma, tra una trentina d’anni, molte specie che oggi diamo per scontate, potrebbero essere estinte, se non modifichiamo il nostro approccio allo sfruttamento delle risorse naturali. Inoltre, “è un fatto poco noto che la maggior parte degli animali acquatici produca luce“, osserva Edith Widder, biologa marina. Ho scattato queste fotografie in diversi paesi dell’Europa settentrionale e meridionale: Italia, Danimarca, Svezia, Spagna. Ognuno di questi esemplari ha la sua funzione insostituibile nella natura e la sua propria, unica, luce. (M.I.)