Perché le tartarughe non si comprano e non si abbandonano
di Rose Ruga
I veterinari mi chiamano scripta elegans ma tutti conoscono la mia specie come “tartaruga acquatica dalle orecchie rosse”. Per arrivare in Italia ho fatto un viaggio lunghissimo. Sono nata nel ‘92, nel Golfo del Messico, un vero paradiso terrestre! Me lo sono goduto, però, solo pochi giorni. Ho fatto in tempo a nascere e a imparare dalla mia famiglia come tirare dentro e fuori la testa dal guscio. Mentre ci stavamo rilassando, a fare basking sui tronchi, prendendo il sole tra un tuffo e l’altro, è arrivato un uomo con le reti. Ci ha catturato tutte e ci ha infilato in un contenitore, dove siamo state ammassate l’una sull’altra, per giorni e giorni. Ero minuscola. Mi sono sentita soffocare per tutto il viaggio. Non so come, dopo tanti trasbordi, dall’America all’Europa, sono finita in Italia, a una fiera, su un banchetto. Un uomo ci vendeva, dentro una vasca di vetro. Sempre ammassate, l’una sull’altra. Mi sentivo soffocare, fin quasi a non vedere più nulla. Chiusi gli occhi, scendevo sempre più giù. A un tratto, si è avvicinata una ragazzina, con sua madre. Sentii le loro voci. “Prendi queste due di sopra!” Disse la donna. La giovane umana prese una tartaruga di sopra, una di quelle forti, che erano riuscite ad arrivare più in alto, poi mi guardò. Sentii i suoi occhi addosso, anche se i miei li tenevo chiusi. La madre, aspra, le disse: “No! Non prendere quella! Sta sotto, è più debole, muore presto!” La ragazzina allora, s’impuntò e rispose: “Voglio proprio lei!” Fu così che mi prese. Dalla sua voce capii quanto era imbronciata, anche se tenevo ancora gli occhi chiusi. Mi trasse in salvo con ostinazione e, finalmente, ricominciai a respirare. Sua madre e quell’uomo che mi vendeva pensarono che la ragazzina non capisse proprio niente ma lei scrollò le spalle e mi fece camminare sulla sua mano. Ero piccolissima. “Vedi, si muove, è ancora viva! Respira!” Disse e poi, rivolgendosi a me: “Ti chiamerò Rose! E tuo fratello Axl, così siete Axl Rose.” Non ne sapevo niente, allora, di quella musica. La scoprii più tardi. Aprii gli occhi e la ragazzina imbronciata, finalmente, sorrise. Certo non sarei rimasta viva ancora per molto, se lei non mi avesse tirato su, mentre altre decine di tartarughe mi calpestavano. Mi accarezzò il guscio, tra gli sguardi di commiserazione degli umani, che non avrebbero scommesso niente su di me. Invece, eccomi qui, sono ancora viva e in salute, nel 2016. La giovane umana aveva ragione. Insieme al mio fratellino, finalmente lasciammo quella fiera e ci ritrovammo subito in una vaschetta di plastica con una finta palmetta che, secondo i bipedi, avrebbe dovuto ricordarci lo splendido Golfo Del Messico. La vita con la ragazzina, tuttavia, non era male. Poco tempo dopo, arrivarono altre due ospiti nell’acquario e ci ritrovammo in quattro, come le tartarughe ninja. La ragazza ci dava da mangiare, ci cambiava l’acqua sporca con quella pulita, ci faceva tuffare nella vasca e parlava con noi, ogni tanto, oltre a farci giocare. Ci ha allevato bene e quando mi sono ammalata e non volevo più mangiare, per farmi riprendere, dato che rifiutavo la solita insalata e i soliti gamberetti essiccati, mi ha dato dei bocconcini succulenti a cui proprio non seppi resistere: “lo spezzatino”, questo è il nome che gli umani danno a quel pasto che a me piace da impazzire. A dispetto di quanto diceva “l’esperto”, dopo lo spezzatino sono stata subito meglio e sono guarita dall’otite in breve tempo. Per fortuna la ragazza non ha dato retta al veterinario vicino casa sua, che voleva tagliarmi il guscio, con la scusa di capire cosa avessi. In realtà quello voleva studiarmi, perché di noi tartarughe sono in pochi gli umani che ne capiscono realmente qualcosa. Guai ad aprirci o romperci il guscio, è tutta la nostra vita ed è una cosa da non fare mai, senza saremmo perse! Per fortuna, il mio è restato intatto. Dopo quella volta, non mi sono mai più ammalata. Così siamo cresciuti, io e i miei fratelli, diventati sempre più grandi. La ragazzina e i suoi comprarono acquari sempre più enormi, perché non la smettevamo più di crescere! Nessuno li aveva avvisati che le nostre dimensioni sarebbero aumentate. Ci è andata anche bene, perché molte tartarughe, finite in altre case, si sono essiccate al sole sui terrazzi o hanno preso malattie dentro acque sporche, o sono state prese a sassate e stritolate da ragazzini che erano diversi da quella che è capitata in sorte a me. Il mio viaggio di vita insieme a lei è stato importante, ma avrei preferito vivere là dove sono nata, nel meraviglioso Golfo Del Messico, perché quello è il mio habitat! La ragazzina, nel frattempo, è diventata una donna adulta e ha capito che avrebbe dovuto trovare una casa migliore per noi tartarughe, perché continuare a tenerci in un acquario sarebbe stato puro egoismo.
Avevamo 22 anni, io e i miei fratelli e separarci da lei, che era stata tutta la nostra vita, non era facile, né per lei lo era separarsi da noi. Quando si decise a vincere il suo attaccamento, s’informò e scoprì che nessuna associazione sedicente animalista era disposta ad occuparsi di noi, nel Lazio, né nessuna oasi naturale voleva ospitarci, neanche a pagamento, perché non siamo tartarughe autoctone, non siamo Europee, anche se siamo perfettamente sane. Gli umani si sono convinti che loro possono andare in giro nel mondo dove vogliono, ma se per caso un animale si sposta da un luogo ad un altro, succederà chissà quale incredibile catastrofe! E a rimetterci, indovinate un po’, alla fine siamo sempre noi animali. Ora dicono che la tartaruga dalle orecchie rosse sta facendo estinguere quella Europea ma io vi pongo una domanda, su cui v’invito davvero a riflettere: se c’erano così tante tartarughe d’acqua dolce Europee, perché siete venuti a catturare noi, nel nostro paradiso in Messico, per portarci fino in Europa? Evidentemente, la realtà è che non siamo state noi dalle orecchie rosse a fare quasi estinguere la razza Europea, stravolgendo l’ecosistema, ma è stato l’uomo! Lo stesso che ora ci rifila la colpa. Gli umani hanno invaso qualsiasi spazio naturale, hanno prosciugato fiumi, per costruire mostruosità in cemento. Non hanno lasciato neanche un lago che non sia inquinato o adibito alla pesca o ai bagnanti, o alle loro gite in barca. Buttano reti anche dov’ è vietato. La mia umana non sapeva come fare. I suoi amici le hanno consigliato di lasciarci in un laghetto di una villa comunale, come fanno tutti. Là avremmo potuto nuotare, ma lei, informandosi, ha scoperto che oltre ad essere vietato dalla legge, abbandonare pesci e tartarughe in natura o nelle ville è pericoloso. A Roma, ad esempio, la città dove siamo cresciute –anche se in realtà non le abbiamo mai viste, le bellezze artistiche che tutti decantano- ci è stato detto, nel 2014, che esiste un’ordinanza d’abbattimento delle tartarughe dalle orecchie rosse e, se si trovano nel laghetto di una villa, possono essere uccise, quando vengono effettuate le bonifiche. In poche parole, se un giorno l’amministrazione si sveglia e prosciuga il laghetto della villa per ripulirlo, può abbatterci senza che sia considerato un crimine. Del resto, con noi ci si fa anche il brodo, chi vuoi che se la prenda tanto per dei rettili? La mia umana, di certo, non poteva permettere che ci accadesse nulla di male. Alla fine, dopo tantissime ricerche, ci ha portato in un centro davvero ben tenuto, in un’altra regione. Mentre andava via, dopo averci lasciato, è scoppiata a piangere. L’ho osservata dal bordo del lago artificiale. Nessuno, intorno, capiva come si possa piangere per delle tartarughe, ma io so che ricordava i momenti che abbiamo trascorso insieme, quando avevo il guscio piccolo e lei ci faceva giocare e fare i tuffi. Anch’io sono stata triste per un po’, ma poi ho iniziato a darmi da fare per sopravvivere, a nuotare e prendere il sole. Qui, nel centro per pesci e testuggini dove io e i miei fratelli abitiamo ora, abbiamo a disposizione un grande lago, tronchi per fare basking e prendere il sole e abbiamo fatto amicizia con tutte le altre. Finalmente, ora, a quasi 23 anni di vita, ho incontrato per la prima volta l’amore! Purtroppo, io e il mio compagno non possiamo farci una famiglia, perché la legge Italiana vieta a noi scripta elegans di riprodurci e ci hanno tolto, per tale ragione, la terra dove deporre le uova. Che meraviglia sarebbe stato, far nascere dei piccoli come noi, nel Golfo Del Messico! Ti ho raccontato la mia storia perché so che presto andrai in ferie e voglio chiederti di non abbandonare le tue tartarughe in una villa qualsiasi o in un terrazzo. Non sopravviverebbero. Se stai pensando di comprare una tartaruga per tuo/a figlio/a invece, non farlo! Non alimentare questo squallido commercio. Non siamo giocattoli. Siamo esseri viventi e meritiamo rispetto. Se nessuno acquistasse tartarughe, gli umani non verrebbero a catturarci nei laghi, per guadagnare sulla nostra pelle, costringendoci a lunghi viaggi, durante i quali la metà di noi è destinata a morire. Potremmo vivere tranquille, nel nostro habitat. Per favore, a meno che tu non abbia a disposizione un lago naturale, d’acqua risorgiva di tua proprietà –il che mi sembra davvero improbabile- lasciaci in pace. Forse la vita di una tartaruga ti sembra poca cosa, rispetto al resto dei problemi nel mondo, ma credimi, tutto è collegato, in realtà. Non potrà mai venire nulla di buono da un’azione negativa contro un altro essere vivente. Ciò non perché esista la sfiga, come credete voi umani, né per qualche strana credenza legata al mio carapace -la mia corazza-. Semplicemente, è legge di natura. Buona estate e buone vacanze da Rose Ruga e dalla redazione di ildiretto.com!
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