Chi ha affidato il bimbo al nonno pusher?
Si chiamano Cosimo Donato e Faustino Campilongo, i due spacciatori e presunti assassini, accusati di triplice omicidio e distruzione di cadaveri, per aver freddato a colpi di pistola e poi bruciato i corpi di un uomo, una donna e un bimbo, il 16 Gennaio 2014, a Cassano Ionico, in Calabria. Le vittime, Giuseppe Iannicelli, 52 anni, la compagna Ibtissam Touss, 27 e il nipotino dell’ uomo, Nicolas Campolongo, detto Cocò, 3, conoscevano i loro carnefici. Il movente dell’uccisione, secondo gli inquirenti, sarebbe la supremazia nello spaccio di droga sul territorio. Se il processo li giudicherà colpevoli, gli imputati meritano il massimo della pena. È bene però aprire anche un interrogativo, che nessuno ancora sembra porsi. Chi ha preso la decisione di affidare un bimbo di tre anni a un boss della ‘ndrangheta locale, noto alle forze dell’ordine? Tutti dicono che il nonno usava Cocò come scudo, omettendo però di ricordare che ne aveva la custodia legale. I genitori di Nicolas erano entrambi in carcere per droga, al momento della strage e il bambino era stato affidato al nonno dal Tribunale. Davvero le istituzioni non potevano trovare una soluzione più adeguata e sicura per il piccolo?