Sconto di pena all’ex militare per lo stupro di Pizzoli: la vittima rischiò di morire
AGGIORNAMENTO. ROMA, 09/01/2015. La Corte di Cassazione di Roma conferma la condanna allo stupratore, Francesco Tuccia, con uno sconto, però, di quattro mesi rispetto alla pena che gli era stata già inflitta in primo e in secondo grado di giudizio. L’ex militare è stato ritenuto colpevole di violenza sessuale aggravata da sevizie e crudeltà ed è stato condannato a sette anni e otto mesi, mentre in Appello aveva avuto una condanna ad otto anni. Nessuno sconto di pena fisica e psicologica per la vittima, che fu stuprata con un oggetto metallico e lasciata esanime in una pozza di sangue in mezzo alla neve, a una temperatura di -10 gradi nella notte del 12 febbraio 2012, a Pizzoli (L’Aquila). Sarebbe morta, a dieci gradi sotto lo zero, se non l’avessero salvata i buttafuori della discoteca. In Ospedale, il ginecologo che la visitò, commentò così le ferite inflitte al suo apparato riproduttivo e digerente: “Mai visto un orrore, una violenza simile in ben trent’ anni di carriera”. La ragazza, appena ventenne, fu sottoposta a un delicato intervento chirurgico. In seguito, per lei sono arrivati il primo processo in Tribunale, poi quello in Appello e infine il processo in Cassazione, un incubo apparentemente senza fine, perchè l’avvocato di Tuccia ha sempre fatto ricorso e ha continuato ad affermare la tesi dell’innocenza per difendere il suo cliente, decidendo di sfruttare tutti e tre i gradi di giudizio consentiti dall’ Ordinamento giuridico Italiano. Di nuovo, Rosa ha dovuto dimostrare a una corte, di non essere stata consenziente, di non avere mai desiderato quelle ferite che le sono state inflitte. La Cassazione, alla luce di un articolato processo durato ben due giorni, visionate tutte le prove, ha confermato il giudizio emesso in Appello, con un verdetto di colpevolezza. Non si comprende, pertanto, la decisione di ridurre all’imputato la pena.
AGGIORNAMENTO. ROMA, 08/01/2015. Attesa in Cassazione la sentenza per lo stupro di Pizzoli. Mentre tutto il mondo, giustamente, s’ indigna contro il terrorismo islamico, a Roma è in corso un processo per violenza sessuale e sevizie, davanti alla Corte di Cassazione. La vittima, ventenne (circa tre anni in meno del suo stupratore), nota ai media come “Rosa”, ha avuto la sfortuna di essere violentata in modo brutale, nel 2012, a Pizzoli (L’Aquila) ed ha rischiato la morte. Oggi, Rosa ha la sfortuna di veder messa in discussione la condanna al suo aguzzino, proprio nel giorno in cui lo sguardo del mondo è totalmente rivolto altrove, verso un attentato terroristico atroce contro la libertà d’espressione, costato la vita a 12 persone. Le luci si sono spente sul suo processo all’ex militare, Francesco Tuccia, condannato in primo e in secondo grado per la violenza, a 8 anni.
Processo in Cassazione per lo stupro di Pizzoli
L’8 Gennaio, presso la Corte di Cassazione di Roma, si terrà il processo a carico di Francesco Tuccia, ex caporale dell’esercito, originario di Montefredane (Avellino). L’uomo è stato già condannato in due gradi di giudizio, per aver stuprato, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2012, una studentessa ventenne di Tivoli, fuori dalla discoteca Guernica di Pizzoli, in Abruzzo. In quel periodo l’ex militare lavorava a L’Aquila e si era recato al locale, nel tempo libero, sostenendo, in seguito alle accuse, di avere avuto un rapporto consensuale con la vittima. L’ha penetrata con un oggetto metallico che ha perforato gravemente l’utero della ragazza e parte del suo apparato digerente. Dopo la violenza l’ha abbandonata nella neve sanguinante e priva di sensi. A salvarla sono stati i buttafuori del locale, che l’hanno raccolta, svenuta e in una pozza di sangue, alle 4 di mattina. La temperatura era bassissima, in Abruzzo, a quell’ora e la ragazza ha rischiato di morire. In ospedale le sono state riscontrate le sevizie ed è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico nel quale sono stati ricostruiti apparato genitale e apparato digerente. Per i fatti di quella notte, Tuccia è stato condannato, in primo grado di giudizio, a 8 anni di reclusione. Dopo tre mesi di prigione però, pare gli siano stati concessi i domiciliari e la possibilità di uscire ogni mattina dalle 9 alle 13, per lavorare presso un’associazione. L’Esercito non gli ha, invece, rinnovato il contratto. A Dicembre 2013 la Corte d’ Appello de L’ Aquila ha confermato la condanna a 8 anni, con l’aggravante di crudeltà e sevizie, ma derubricando le lesioni da dolose a colpose. Per la Corte, l’uomo non si rendeva conto di poter provocare la morte della ragazza. L’ultimo giudizio spetterà ora alla Corte di Cassazione di Roma e il Centro anti violenza per le donne dell’Aquila ha lanciato un appello per la partecipazione al processo, al fine di non lasciare sola la vittima, nota ai media con il nome di Rosa. La Redazione del Diretto esprime la sua solidarietà alla ragazza e riporta il comunicato diffuso dal “Centro Antiviolenza per le donne dell’Aquila”, che potete di seguito leggere. (M.I.)
Comunicato diffuso dal “Centro Antiviolenza per le donne de L’Aquila“: Il prossimo 8 gennaio 2015 si terrà a Roma presso la Corte di Cassazione, l’udienza del processo a carico di Francesco Tuccia, imputato per i noti fatti relativi allo stupro perpetrato a Pizzoli nel febbraio 2012 ai danni di una giovane donna, studentessa presso l’Università dell’Aquila. Ricordiamo che nel corso del procedimento, l’imputato è stato condannato in primo grado, nel gennaio 2013 a 8 anni di reclusione, condanna confermata in Appello nel dicembre 2013. Nel processo, il Centro Antiviolenza per le donne dell’Aquila è stato ammesso come Parte Civile e come tale sarà ancora a fianco della giovane donna impegnata in questa lunga battaglia per la riaffermazione del diritto di ognuna a vivere libera dalla violenza maschile. Rivolgiamo, pertanto, un appello a tutte le donne a partecipare e far sentire la propria presenza ribadendo che la violenza maschile ci riguarda tutte. Per info: ottomarzoduemiladodici@gmail.com