Panama papers e la religione dell’Iban
Di Claudio Fois
È di questi giorni uno scoop che ha rivelato ai più una verità inedita e sorprendente, ovvero che i ricchi amano Panama non solo per i tipici, eleganti cappelli di paglia. Da un dossier trafugato allo studio legale Mossack Fonseca, sono emersi migliaia di nomi “eccellenti”, correlati a conti cosiddetti offshore in svariate banche di Panama. Qualche maligno ha subito insinuato che i suddetti titolari adorino evadere le tasse, sindacando così sugli hobbies di persone che, come tutti, uno svago hanno pur diritto ad averlo. La faccenda ha suscitato indignazione, soprattutto in Italia, perché -come è noto- se c’è una cosa che manda in bestia gli abitanti del Belpaese di fronte a presunti illeciti legati ai soldi, è di non averli potuti fare loro. È altresì comprensibile che, saputa la notizia, chi vive del proprio lavoro e quotidianamente subisce dal Potere tagli e restrizioni, abbia avuto la spinta ad esprimere la propria indignazione per mezzo di una roncola. In sintesi, per chi vuole vedere il bicchiere non solo sempre mezzo vuoto ma per di più contenente spumante caldo e sgasato, è facile trovare in questa vicenda solo risvolti loschi e truffaldini. Poiché la realtà va saputa interpretare, cambiando angolazione, l’affare Panama Papers offre un’altra prospettiva, del tutto entusiasmante. Anzitutto, se non ci si limita ad uno sguardo superficiale, si può cogliere e di conseguenza apprezzare l’ecumenismo della ricchezza. Nello specifico, il dossier chiamato Panama Papers dimostra come il denaro -purché tanto tanto- annulli i confini e le diversità. Sportivi, artisti, politici, capi di Stato, tutti uniti sotto un unico credo, sia esso contanti o titoli, senza alcun conflitto. Come si può non gioire vedendo posti sullo stesso piano l’omofobo Putin* e il baluardo del gaypride, Pedro Almodòvar? È il Paradiso. Fiscale, ma paradiso. Cosa ancora più importante per tutti, il Panamagate è la prova che, ancora oggi, una minoranza di ricchi comanda su tutta la maggioranza di poveri, esattamente come avviene dagli albori dell’Umanità. Se non è una certezza questa! Infine, punto fondamentale per una visione ottimistica, che diventa strumento per il momento storico contingente, è che i Potenti, alcune migliaia, per non perdere il loro privilegio, non permetteranno mai che il terrorismo sovverta impunemente l’ordine delle cose. Possiamo dormire tranquilli, perché nell’epica lotta ISIS contro IBAN, il primo è destinato inevitabilmente a soccombere.
*Vladimir Putin dichiara di non essere nella lista pubblicata dai media. Sono personaggi riconducibili a lui a essere finiti nella rete dei Panama Papers: Suleyman Kerimov, Arkady Rotenberg, Yuri Kovalchuk, il capo del ministero dello sviluppo economico Alexei Ulyukayev, la moglie del suo portavoce, Tatyana Navka, il violoncellista Sergei Roldugin.
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