Violenza domestica: la Corte Europea condanna l’Italia
L’Italia ha appena subito una condanna dalla Corte Europea Dei Diritti Umani di Strasburgo, per avere ignorato le richieste d’ aiuto e le denunce di una donna di Ramanzaccio (Udine), vittima, insieme a suo figlio, di violenza domestica da parte del marito. La sentenza appena pronunciata si riferisce a un crimine avvenuto quattro anni fa. Nel 2013, un uomo ha assassinato il figlio diciannovenne e ha tentato di uccidere anche la madre (sua moglie), che lo aveva denunciato per violenza. La Corte di Strasburgo, sulla base della Convenzione Europea dei Diritti Umani, ha pertanto condannato l’Italia per la violazione del diritto alla vita, sancito dall’articolo 2; per trattamenti inumani e degradanti, vietati dall’articolo 3 e infine anche per discriminazione, in base all’articolo 14. L’Italia avrebbe tre mesi di tempo per ricorrere in appello. Alla donna, la Corte Europea ha riconosciuto 30 mila euro per danni morali. Se pensiamo alle violenze e alla perdita incommensurabile che ha subito -un figlio giovane- il risarcimento appare davvero basso. La condanna, in ogni caso, riapre il dibattito, in Italia, sulla violenza domestica. Ci si chiede come sia possibile che la denuncia da parte di una persona piena di lividi -sporta contro il marito anche con le testimonianze, pare, di buona parte del vicinato- sia ignorata, con effetti tanto devastanti. Le istituzioni Italiane avrebbero infatti potuto e dovuto prevedere, secondo i giudici che hanno emesso la sentenza –e anche secondo il buon senso- che lasciare libero un individuo aggressivo e violento, consentendogli di tornare nella casa della donna che lo ha appena denunciato, equivale a una condanna per quest’ultima. Furioso per il tentativo di ribellione della moglie, l’uomo -al momento detenuto- ha infatti consumato la sua vendetta uccidendole il figlio e, in seguito, ha cercato di assassinarla, agendo indisturbato. Non era stata disposta alcuna soluzione alternativa per la donna e suo figlio ed era stata rifiutata loro l’accoglienza in una casa famiglia. Per Strasburgo non ci sono dubbi: l’Italia avrebbe potuto evitare quest’ennesima tragedia. (M.I.)
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