Greta e Vanessa: Maurizio Gasparri la butta in caciara? E noi paghiamo!
Del sequestro di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le volontarie rapite in Siria e recentemente rilasciate, sarebbe bene parlare senza incorrere in dinamiche da stadio. Giusto interrogarsi sul perché le due ragazze, di 20 e 21 anni, siano state lasciate sole, a muoversi in territori di guerra, regno dei miliziani. Erano partite con un’organizzazione. Per l’esattezza lavoravano per il progetto Horryaty, ideato e portato avanti da diverse Ong: Ipsia Varese, Comitato Sos Siria, Acasi (Associazione della Comunità Araba Siriana in Italia). Lecito anche che la popolazione pretenda chiarimenti in merito ad un eventuale riscatto che, secondo diverse fonti, sarebbe stato versato dal nostro paese, per liberare le ragazze, anche se la Farnesina smentisce. Tutti -o quasi- avevamo a cuore il destino delle connazionali, finite nelle mani dei terroristi, ma al contempo si presume che nessun Italiano voglia finanziare l’attività dei miliziani ribelli. Le ragazze hanno raccontato agli inquirenti di essere andate a un appuntamento, credendo d’incontrare un uomo che ritenevano loro amico. Invece, una volta giunte sul posto, hanno trovato i sequestratori, combattenti di Al Nusra. Occorre chiarire se qualcuno, legato all’ambiente delle due ragazze, una persona magari insospettabile, di cui si fidavano, abbia potuto tradirle e perchè. Dal porre domande legittime al fare affermazioni sessiste e offensive della dignità della donna, però, scorre un mare. Un oceano dalle cui onde nessuno dovrebbe farsi travolgere, meno che mai un deputato della Repubblica Italiana. Maurizio Gasparri ha invece pubblicato un tweet, che riportiamo testualmente: “#Vanessa e Greta sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!” Ricordiamo che Gasparri non è il presidente di un gruppo Ultras -sebbene uno striscione del genere non sarebbe stato ammesso, forse, neanche allo stadio-. Oltre ad essere giornalista, vice presidente del Senato della Repubblica e membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia, è stato anche Ministro delle Comunicazioni. Si tratta, pertanto, di un professionista, ben conscio della potenza e dell’eco che può avere, a livello mediatico, una sua dichiarazione scritta sui social network. Noi avremmo condannato quell’ affermazione da chiunque fosse pervenuta, indipendentemente dallo schieramento politico. Facciamo notare che Gasparri dovrebbe essere consapevole di poter istigare alla violenza e all’ odio di genere un’enorme massa di individui che lo seguono, considerandolo il proprio punto di riferimento. Per quanto ne sappiamo, da fonti certe e verificate, le due ragazze, nel corso di un interrogatorio alla procura di Roma, hanno dichiarato agli inquirenti di non avere subito violenze durante la loro prigionia in Siria, durata ben sei mesi. Ciò non equivale ad avere avuto rapporti. Può essere vero che nessuno le abbia violentate, può essere plausibile che siano state trattate con rispetto -dato che la loro vita, come ostaggi, aveva un alto valore economico per i miliziani-, oppure ancora potrebbero essere state vittime di sevizie ma non avere nessuna voglia di raccontarle. Al momento, non abbiamo elementi sufficienti per esprimere giudizi. Per il deputato di Forza Italia e per coloro che lo seguono, le affermazioni sessiste sono forse all’ordine del giorno? Al punto tale da ritenerle lecite anche quando pubblicamente espresse? E noi paghiamo (i loro lauti stipendi a vita.) Un tweet come quello di Maurizio Gasparri sarebbe considerato inaccettabile in tanti altri Paesi civili. Stiamo a vedere quale sarà la reazione delle istituzioni alle dichiarazioni di Gasparri e se anche stavolta basteranno due scuse formali, ammesso che arrivino. Da buon romano, il senatore conosce la strategia del “buttare tutto in caciara?” Noi non accettiamo che la discussione finisca nella solita bagarre di offese e battibecchi tra parti avverse, perché distolgono l’attenzione dalle questioni di reale interesse per i cittadini. Attendiamo una risposta istituzionale alle domande -relative al rapimento- che molti si pongono, per arrivare a una completa verità, con toni civili e senza tollerare discriminazioni di genere. (M.I.)