In Italia, di omofobia, si muore
Il bel ragazzo che vedete in foto si chiamava Aleandro, frequentava un istituto d’arte a Siracusa ed era uno scrittore promettente. Avrebbe potuto diventare quello che desiderava e vivere una vita piena, superato il momento difficile dell’adolescenza, ma ha deciso di legarsi una corda intorno al collo, perché a soli sedici anni non ne poteva più -a detta di chi lo conosceva- di essere discriminato a causa della sua omosessualità. Nel frattempo, un ragazzo della stessa età, di una scuola cattolica, a Monza, è stato cacciato dalla classe e costretto a seguire le lezioni dal corridoio, con l’unica “colpa” di essere gay dichiarato. Gli insegnanti hanno detto a sua madre che volevano proteggerlo dalle battutine dei compagni e al contempo “non influenzare negativamente gli altri studenti”, a seguito della pubblicazione su facebook di alcune foto che lo ritraggono abbracciato ad un suo amico. Intanto, a Roma, quartiere Primavalle, si è consumato l’ennesimo pestaggio ai danni di un ragazzo gay. Tanti altri sono i casi di violenza taciuti per vergogna da lesbiche, gay e trans, in Italia. In Parlamento, tuttavia, non si è ancora riusciti ad approvare il cosiddetto “ddl Cirinnà” sulle unioni civili, un decreto per rendere i cittadini -se non proprio tutti uguali- un po’ meno diversi davanti alla Legge. (M.I)