La Biennale di Venezia

13 Maggio 2015

La Biennale di Venezia: breve guida ai Padiglioni più bizzarri

di Erminia Iori

 

Ritorna quest’anno alla 56esima Edizione della Biennale di Venezia un’esposizione prevalentemente ispirata al minimalismo, all’arte povera e alla video art in cui è il concetto “sociale” dell’arte a dominare.

Se quindi il file rouge è pressoché uguale per tutte le Nazioni, distolgono l’attenzione dai grandi cliché tre padiglioni: Gran Bretagna e Canada situati ai Giardini e il Guatemala, presso l’Officina delle Zattere.

Il primo padiglione è incentrato sulle opere dell’artista Sarah Lucas, che simili a elementi fallici si stagliano su un fondo giallo brillante. “Sculture posizionate in un mare di crema pasticcera” per dirla con le parole dell’autrice; in altre sale del padiglione a far da protagoniste sono “Le Bionde”, ossia sigarette collocate in parti intime di mezzi busti di gesso. Il messaggio è chiaro: oltre all’intenzione di recuperare un rapporto schietto con la sessualità privo di tabù e scevro da una sorta di perbenismo sessuale, l’artista Lucas equipara l’intimità alla noncuranza dell’atto di fumare.

Il Canada, indaga invece le problematiche del consumismo: all’interno di una impalcatura dismessa si nasconde un minimarket con marche sfocate in bella vista. Superato lo spazio, si accede ad uno studio ingombro di un’ infinità di oggetti riciclati, tra cui scatole in latta gocciolanti di vernice ed infine, salendo delle scale, il percorso si conclude con una piattaforma sovrastata da una struttura metallica, in cui si invita lo spettatore a inserire una moneta. Ad un sistema dominato dagli imperativi economici, la mostra Canadese contrappone il riciclo. A concludere le curiosità sicuramente da ricordare è la mostra Sweet Death del Padiglione Guatemala, ideata e progettata da Daniele Radini Tedeschi: un viaggio immerso in una sorta di Inferno Dantesco, in cui le luci sottolineano la decadenza, la vecchiaia, la morte. Perdita di valori e ascesa verso un aldilà interpretato con ironia e riso amaro. Anziane imbellettate, situazioni apocalittiche, teschi cinetici giganti, simboli sessuali e vanitas. Un percorso affascinante, ricco di colpi di scena e preziosismi. Uno tra gli appuntamenti imperdibili di questa Biennale.

 

 

 

 

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