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Matteo e Giulio: ragazzini seviziati per “scherzo”

 

Matteo ha 14 anni, non è passato troppo tempo da quando giocava con le macchinette… Guidare quelle vere è ancora un sogno per lui ed ecco che anche un autolavaggio diventa un gioco: riconoscere i modelli, i motori, inventarsi la macchina che guiderà in futuro. Non ha idea dell’orrore che sta per colpirlo in quell’autolavaggio del quartiere Pianura, a Napoli. Matteo è in un luogo fatto di fantasie e giochi: il mondo poetico e surreale dei ragazzini. Basta poco per immaginarsi grande, con una spider o magari una Lamborghini. Intanto però si accontenta di portare a lavare il suo motorino. Tre uomini di 24 anni lo notano e iniziano a sfotterlo per il suo peso. Lui già si vergogna di essere grasso, si sente sbagliato davanti allo specchio, come ogni quattordicenne in crescita. Quegli uomini si accaniscono contro di lui, lo aggrediscono in tre: “Vieni qua, ciccione! Vieni che ti gonfiamo come una palla!” Matteo non ha neanche il tempo di rendersi conto di quello che sta succedendo ed ecco che uno dei tre uomini si avventa su di lui, gli abbassa i pantaloni con forza e lo violenta con il compressore, perforandogli il colon. Una brutalità senza ragione. I suoi aggressori ridono, Matteo sta male, vomita e sviene, è in fin di vita, con l’intestino lacerato. Il compressore ha provocato in quel ragazzino lesioni interne multiple. Matteo viene portato al San Paolo di Napoli, operato d’urgenza. Resta in sala operatoria per oltre sette ore, per giorni combatte tra la vita e la morte e ora è in prognosi riservata, con i medici che scongiurano complicazioni. Il suo aggressore, Vincenzo Iacolare, è stato fermato dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio. I due amici di Iacolare, i quali pare abbiano partecipato alla presa in giro del ragazzino, sono stati denunciati ma restano liberi perché non hanno esercitato fisicamente violenza, sebbene non abbiano fatto nulla per impedirla. I familiari dell’aggressore lo difendono. “Era solo uno scherzo! Non si è reso conto, è un bravo ragazzo!” A quanto pare il “bravo ragazzo” e i suoi amici hanno già precedenti penali per spaccio di droga e reati contro il patrimonio. Dall’altra parte della barricata, gli amici e i familiari della vittima non riescono a capacitarsi di come violentare un quattordicenne con il compressore possa essere definito uno “scherzo” e si chiedono se la giustizia Italiana garantista saprà assicurare un giusto processo a chi ha deliberatamente stuprato e ridotto in quelle condizioni un ragazzino.

“Un gioco può essere tirare un secchio d’acqua in testa, non una cosa del genere…” Commenta sconcertata la mamma della vittima. Ora sui social network circolano fotografie di Matteo, con accorati messaggi di solidarietà nei suoi confronti. Noi scegliamo di non pubblicare le foto in questione, perché per fortuna Matteo è ancora vivo e sarebbe una squallida violazione della sua privacy. Rendere pubblica la sua immagine significa, a nostro avviso, violentare una seconda volta quel ragazzino, che non chiede notorietà per l’episodio di cui è stato vittima. Scegliamo di non pubblicare neanche uno di quei numerosi video che circolano ormai ovunque in rete, con protagonisti la madre, la zia o altri familiari della vittima o del seviziatore. Pubblicarli ci farebbe forse guadagnare qualche lettore in più ma non ci interessa, perché lo troviamo riprovevole. Preferiamo proteggere l’identità di Matteo e continuare a chiamarlo con questo nome di fantasia, anche se sul web tanti altri hanno già svelato chi sia, senza averne alcun diritto. Eppure il nome del seviziatore lo fanno in pochi… Sembra quasi che chi commette un crimine così efferato contro un minore goda ormai di un maggior diritto alla privacy rispetto alla vittima. L’uomo che ha perforato con un compressore l’intestino del quattordicenne si chiama, lo ripetiamo, Vincenzo Iacolare e, per ora, resta in carcere. Il suo avvocato, Antonio Sorblli, ha dichiarato agli organi di informazione: “Vincenzo non è il mostro che i media descrivono ma un ragazzo normalissimo, che tra l’altro era amico del ragazzino finito in ospedale…” Cosa rispondere all’avvocato? Forse che quando si ha un amico come il suo cliente non servono i nemici e quanto alla normalità, parafrasando Herman Hesse: “In natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente definita normale.” C’è poi chi ne fa una questione di regioni, confinando l’episodio alla realtà violenta di Napoli ma fatti analoghi accadono purtroppo anche al Nord. Pochi giorni dopo il tragico episodio di Pianura, un altro ragazzino della stessa età, Giulio, è finito in ospedale a Pinerolo, Torino, con la stessa diagnosi: lacerazione dell’intestino, dovuta a un attrezzo posizionato in palestra apposta per colpirlo, mentre faceva un esercizio. Stavolta responsabile della tragedia pare sia un coetaneo della vittima, anche lui dichiara che si trattava di uno “scherzo”. M.I.

I bimbi di Caivano non sono caduti accidentalmente dal balcone. La piccola Fortuna è stata violentata

 

Dopo mesi di indagine, la scientifica rende noti i risultati delle analisi effettuate sul corpo di Fortuna Loffredo, la piccola di sei anni precipitata la scorsa estate dal balcone del suo palazzo a Caivano, Napoli. La bimba era stata violentata, inoltre a quanto pare era in cura presso un medico logopedista, in una struttura pubblica. I sanitari avevano segnalato un’ eccessiva aggressività della piccola, ma nessun controllo era stato effettuato per risalire alle cause del suo comportamento, sebbene ora sia chiaro a tutti che dipendesse dagli abusi. Gli inquirenti sono convinti che la caduta non sia stata un incidente, anche perché poco più di un anno fa dallo stesso balcone, è precipitato e morto Antonio Giglio, di tre anni, con modalità del tutto simili. Sul suo corpo non è stata rinvenuta una scarpetta e lo stesso è accaduto per Fortuna, alla quale mancava una scarpa dal piede destro. Inoltre la bimba è precipitata proprio dallo stesso balcone di Antonio, mentre si trovava in casa Giglio per giocare con una sua amichetta: la sorellina del piccolo. Nessun esame specifico pare sia stato fatto sul corpo di Antonio, per accertare se fosse o meno vittima di abusi, in quanto si era creduto alla fatalità, ipotesi che oggi non regge proprio più. Appare chiaro a tutti che il colpevole va ricercato in quel palazzo.

M.I.

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Terrore sulla Roma-Napoli per un sacerdote settantasettenne contromano.

Sfiorata tragedia

20/10/2014

Nella giornata di domenica, sull’autostrada Roma Napoli, gli automobilisti hanno visto sfrecciare una opel contromano a tutta velocità. Alla guida dell’auto impazzita un vecchio sacerdote di 77 anni intenzionato a raggiungere Roma. Quando la polizia, incredula, lo ha fermato nei pressi di Frosinone e gli ha chiesto spiegazioni, pare che l’uomo abbia risposto: “Non capivo perché tutti fossero contromano tranne me e perché tutti mi lampeggiassero!” L’importante è che tutto sia finito bene e senza alcun incidente. M.I.