Mostra Henri Cartier-Bresson

Dicembre 2014

Mostra Henri Cartier-Bresson, nuovo spazio espositivo Ara Pacis

Di Simone Perrotti

 

 

La mostra dedicata al fotografo francese Henri Cartier-Bresson, prodotta dal Centre Pompidou di Parigi e allestita nel nuovo spazio espositivo dell' Ara Pacis a Roma, fino al 25 Gennaio, è sicuramente innovativa perchè più che voler individuare un filo comune per tutta la produzione di Henri Cartier-Bresson, punta sul mostrarne la diversificazione evolutasi nel corso della sua lunga carriera fotografica, iniziata alla fine degli anni Venti e conclusasi nel 2000. Sono esposte oltre 500 opere tra fotografie, disegni, video e alcuni dipinti della giovinezza.

Da sempre considerato uno dei più importanti fotografi del XX secolo, tramite le sue foto ha colto la testimonianza di importanti momenti storici, dalla Guerra Civile Spagnola al funerale di Gandhi (di cui sono presenti delle foto estremamente toccanti), venendo soprannominato "l'occhio del secolo".

La mostra racconta i tre grandi periodi che caratterizzano la sua produzione, quello legato al surrealismo e ai primi viaggi, il secondo dove si manifestano il suo impegno politico e i primi passi nel mondo cinematografico e l' ultimo che va dalla creazione della sua agenzia, la celebre Magnum Photos, fino all' abbandono della carriera di fotoreporter per vivere più intimamente il suo lavoro di fotografo. Nella prima sezione, che si apre con una panoramica degli inizi pittorici di Cartier-Bresson che affermò "Ho sempre avuto la passione per la pittura" e che decorava con disegni tutte le sue lettere, si illustra ampiamente come nei suoi primi dipinti (1924) è evidente l' influenza di Cèzanne, e come durante gli studi nell' Accademia di André Lhote, famoso pittore suo connazionale, germogli la sua passione per la geometria. In seguito frequenterà i surrealisti, che lo influenzeranno all' inizio della sua carriera fotografica, in particolare risentirà del fascino del fotografo surrealista Atget morto nel 1927. Da Atget, Cartier-Bresson riprende alcuni dei temi più diffusi nelle sue prime fotografie, tra i più suggestivi da citare sicuramente i bellissimi giochi di riflessi creati dalle vetrine dei negozi, scelta stilistica che perdurerà per tutta la sua carriera come testimonia la presenza nella mostra della celebre fotografia di un negozio di Pechino realizzata nel 1958 dove una donna con un bambino nascosti dagli oggetti esposti in vetrina, sono visibili nel riflesso del vetro, sorprendendo lo spettatore. Dal Surrealismo trae anche la passione per i principi della "bellezza convulsiva" enunciati da Breton, tra cui il porre attenzione alle coincidenze (in questo caso visive) come ad esempio un uomo che passa mentre tira vento e mostra un' espressione del viso particolare rispetto alla normalità. Presenti anche diverse foto che sono caratterizzate dal tema dell' "esplosivo-fisso" ovvero una cosa percepita simultaneamente in movimento e a riposo e dell' "erotico-velato" ovvero oggetti che portano a percepirne altri, ad esempio fotografie di oggetti coperti da panni o incartati, che fanno chiedere allo spettatore cosa può esserci sotto. Del periodo dell' impegno politico, ci sono immagini che mostrano la povertà degli abitanti di vari paesi di tutto il mondo. Cartier-Bresson inoltre aderì a numerosi manifesti delle forze di sinistra contro il dilagare in Francia del fascismo europeo, fino a diventare reporter per la stampa comunista, nello specifico per il settimanale Regards e il quotidiano Ce Soir, di cui sono presenti alcune delle sue copertine più famose. Analizzato anche il periodo legato alla produzione cinematografica, con installazioni video del primo cortometraggio come collaboratore e assistente di Jean Renoir e alcuni estratti di film a cui ha partecipato come attore. Interessante la visione del primo film che fece, sulla guerra in Spagna, "Victoire de la vie", più conosciuto come "Return to life" (ritorno alla vita), chiaramente a favore dei repubblicani spagnoli e antifascista. Estremamente particolare la sequenza di sette fotografie poste in serie, dove una donna che era stata deportata, al momento della liberazione riconosce colei che l' aveva denunciata e la picchia selvaggiamente, davanti a dei militari che la lasciano sfogare, comprendendo il dolore che la denunziante le aveva procurato, un interessante emblema del rapporto vittima-aguzzino che si può a volte rovesciare. Infine, il percorso tematico proposto dal curatore della mostra Clément Chéroux, si conclude con le numerose fotografie degli ultimi anni della produzione di Cartier-Bresson, che accompagnano all' uscita del museo il visitatore.

 

 

 

 

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