Quando il genere di un libro diventa “maschio” o “femmina”

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L'informazione libera

15 Dicembre 2015

 

Quando il genere di un libro diventa “maschio” o “femmina”

Perché le dichiarazioni del Direttore di una Feltrinelli di Bologna sono inaccettabili

 

È davvero indice di grettezza giudicare un libro in base al sesso di chi l'ha scritto. Se devo associare la parola lettura a un “genere” mi scorrono in mente il genere comico, giallo, noir, d’amore, d’avventura, poliziesco, horror, tragico o di formazione. Non certo il genere maschile o femminile di chi scrive! Non capisco come il sig. Marco Bonassi, direttore di una Feltrinelli storica, in piazza Ravegnana a Bologna, possa avere dichiarato ai giornali di non leggere molti libri scritti da donne. Il Quotidiano La Repubblica è andato a intervistarlo, dopo che aveva stilato per la sua libreria una top ten natalizia, ovvero dieci libri da regalare per le feste. Tutti scritti rigorosamente da uomini. Di fronte alle domande della giornalista, il sig. Bonassi ha ammesso che non si è trattato di una svista, ma di una vera e propria scelta di genere. “Ho fatto una top ten con tutti autori uomini perché non leggo molti libri scritti da donne” ha ribadito. Non ha neanche preso in considerazione l'ipotesi di colmare la sua lacuna. Soltanto in Italia, tra i Paesi civilizzati, può succedere che simili affermazioni sessiste siano rese pubbliche con tanto candore. Fosse accaduto in Gran Bretagna, o Francia, o Usa, o Canada, o in qualsiasi altro Paese avanzato, la casa editrice avrebbe già chiesto pubblicamente scusa, avrebbe licenziato il Direttore in questione, o lo avrebbe retrocesso a vendere libri porta a porta, pagandolo soltanto con una percentuale sulle vendite realmente effettuate. Certo, il signore in questione, ha detto ciò che molti uomini -e purtroppo anche moltissime donne- pensano. Il fatto è che quando hai un ruolo di responsabilità, non puoi parlare al mondo come parleresti a un tuo amico, sul divano di casa tua. Devi darti una regolata. In Italia, sembra però che nessuno debba pagare per gli errori commessi quando ha un potere, anche piccolo. Alla massa, sembra forse irrilevante che la qualità di un lavoro intellettuale venga giudicata in base all’organo riproduttivo dell’artista, ma non è una questione di poco conto. L’artista è neutro/a, care lettrici e cari lettori, non ha sesso, in nessun idioma, incluso il nostro. Ci scandalizziamo soltanto per i femminicidi e quando le donne vengono gettate dalle rupi? Forse, se prestassimo più attenzione alla violenza -anche verbale- subita dalle donne ogni giorno, in ogni contesto -specie lavorativo- non si arriverebbe a tanto e con tale frequenza. In Italia, invece, tutto sembra normale, anche dire che non ci si fida di un medico se donna, che una guardia giurata è sempre meglio assumerla di sesso maschile, che i pannolini dei bambini deve cambiarli la madre -anche se lavora- o che i libri si leggono solo degli uomini. La lista è lunga. Anche se di primo acchito non sembra, tutti gli stereotipi sono collegati tra loro e sono indipendenti dal ceto sociale di chi li perpetra o li subisce. L’unica arma che noi consumatori e consumatrici abbiamo, di fronte all’inciviltà del potere, è boicottarlo. Non compriamo più libri da chi non rispetta le autrici, al pari degli autori. È tempo che dai Paesi avanzati d'Europa, oltre all’austerity, iniziamo a prendere apertura mentale, rispetto per le donne e diritti.

M.I.

 

 

 

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