Giulio Regeni: cos’è accaduto davvero al giovane Italiano morto al Cairo?

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L'informazione libera

 

9 Febbraio 2016

 

 

L’autopsia su Giulio Regeni non lascia spazio a dubbi: non è stato un incidente!

Il corpo senza vita di Giulio Regeni ha fatto rientro in Italia.

A Roma, l’equipe medica, altamente qualificata, che ha effettuato l’autopsia, non ha alcun dubbio sulla causa del decesso.

Com'è morto Giulio Il ragazzo è morto in un pestaggio, per la frattura dell’osso del collo, provocata da un colpo violento. Giulio non è stato stuprato -nonostante sia stato ritrovato nudo dalla vita in giù, forse per un tentato depistaggio delle indagini-, ma è stato vittima di torture. I medici legali hanno riscontrato sul corpo del ragazzo numerose abrasioni, bruciature, strappi delle unghie, tagli su tutto il corpo e fratture multiple. Il colpo mortale gli ha procurato la rottura del midollo spinale e una crisi respiratoria. Alla luce di quanto emerso, è da escludere l’ipotesi avanzata dalle autorità Egiziane, ovvero che si sia trattato di un “incidente stradale.”

La data della scomparsa: perchè è importante. Secondo quanto dichiarato dagli amici di Giulio alle forze dell’ordine, il giovane si sarebbe trovato –al momento della sua scomparsa, la sera del 25 Gennaio- a piazza Tahir e non alla periferia del Cairo, dov’è stato ritrovato il suo corpo, sulla strada desertica che porta ad Alessandria. Qualcuno, probabilmente, lo ha portato là per disfarsene. Il 25 Gennaio, lo ricordiamo, è una data significativa per l’Egitto. Si celebra la rivoluzione contro Mubarak del 2011 e, nel corso della giornata, sono stati segnalati disordini e arresti, anche quest’anno. Al momento, tuttavia, non c’è alcuna prova che il ventottenne possa essere stato arrestato per errore. Di certo non è morto per un incidente, ma sono ancora ignote le cause della violenza brutale che si è scatenata contro di lui.

Le piste investigative. Restano aperte diverse ipotesi al vaglio degli investigatori. Il presidente Egiziano respinge ogni possibile accusa. In effetti, è ragionevole supporre che, qualora l’ex generale, oggi premier Al Sisi, fosse stato realmente coinvolto nel caso, il corpo di Giulio non sarebbe mai stato ritrovato. Giulio Regeni potrebbe essere finito nelle mani di qualche personaggio che non voleva lasciare testimoni sul suo operato. Potrebbe essere stato scambiato erroneamente per una “spia”, perché, pur essendo Occidentale, era ben addentrato nel mondo arabo, grazie ai suoi studi e alle sue amicizie. Certo è che un semplice rapinatore non avrebbe sottoposto Giulio alla serie di sevizie che hanno lasciato segni inequivocabili sul suo corpo. Tagli ovunque, fratture multiple, unghie strappate, sono strumenti di tortura utilizzati per “far parlare” i prigionieri, le spie o i nemici, in qualsiasi regime. Tuttavia, gli inquirenti non escludono che il dottorando Italiano possa essere stato, invece, vittima di qualche folle. Il ministro dell'Interno Egiziano, il generale Magdi Abdel Ghaffar, in una conferenza stampa, ha dichiarato: “il signor Regeni non è stato mai arrestato da alcuna autorità egiziana".

Il quotidiano Italiano Il Manifesto ha pubblicato –dopo la sua morte- un articolo che Giulio Regeni aveva inviato tramite email, dal titolo “In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti”. Nel reportage, Giulio parla del fermento in atto tra i sindacati al Cairo e definisce il governo dell’ex militare Al Sisi come “autoritario e repressivo.”

(M.I.)

 

Ultimo aggiornamento: 09/02/2016.

 

 

4 Febbraio 2016

 

 

Giulio Regeni: cos’è accaduto davvero al giovane Italiano morto al Cairo?

 

La procura di Roma ha aperto un’indagine contro ignoti per omicidio, dopo che il corpo del ventottenne Italiano Giulio Regeni è stato ritrovato in un fosso, alla periferia del Cairo, in Egitto, esattamente sulla strada che collega Il Cairo ad Alessandria.

 

Il ragazzo, originario di Fiumicello -paese del Friuli- era dottorando all’Università di Cambridge e da sempre aveva una passione per l’Egitto. Aveva deciso di scrivere la sua tesi proprio sull’economia Egiziana e a tale scopo soggiornava in un appartamento del Cairo da Settembre 2015. In questi mesi si era fatto diversi amici e la sera della sua scomparsa -il 25 Gennaio scorso- stava andando a un compleanno, spostandosi dal quartiere di El Dokki verso il centro, direzione piazza Tahrir. Lo ha riferito agli inquirenti un suo amico, Omar Aassad.

 

Il 25 gennaio, per il Cairo, non è una data qualsiasi, ma l’anniversario della rivoluzione contro Mubarak e nel corso della giornata sono stati segnalati disordini e arresti. Per tale ragione, inizialmente, si è ipotizzato l’arresto del giovane, per errore, da parte della polizia. Pista che le autorità Egiziane smentiscono categoricamente. Il direttore delle indagini, il generale Khaled Shalabi, dichiara che "non c'è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane italiano. Si tratta probabilmente di un incidente”.

 

Sul corpo di Giulio, però, ci sarebbero segni inequivocabili di violenze: bruciature di sigaretta, ferite che non lasciano dubbi sulle torture subite dal ragazzo, trovato nudo e martoriato dalla vita in giù, secondo fonti dell’Associated Press. Restano aperte diverse strade. Potrebbe essere stato vittima di una rapina, o essere finito nelle mani di estremisti islamici, oppure ancora potrebbe essere stato colpito non a caso, ma da gente che sapeva bene chi era e voleva metterlo a tacere. Un’altra ipotesi investigativa è infatti legata a un’inchiesta sui sindacati in Egitto, che Giulio Regeni stava portando avanti, parallelamente ai suoi studi. Collaborava con il quotidiano Italiano Il Manifesto. Scriveva con uno pseudonimo, per proteggersi. I colleghi hanno dichiarato: “Giulio aveva paura, temeva per la sua incolumità”.

 

Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha comunicato telefonicamente con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, assicurando la massima collaborazione delle autorità Egiziane, per la ricerca della verità. La madre di Giulio non ha ancora potuto vedere il corpo del figlio per il riconoscimento e chiede che la salma sia riportata al più presto in Italia. Soltanto dopo l'autopsia, quando il corpo del ragazzo verrà esaminato in modo imparziale, da più esperti, le indagini potranno essere indirizzate nella giusta direzione.

(M.I.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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