21 Ottobre 2014
Una nonna alla cerimonia di unione gay in Inghilterra
di Amelia Scalone
Iniziamo col dire che sono mamma e nonna di una bella nipotina, sono sempre stata e continuo ad essere cattolica. Apprendo dello scalpore suscitato dalle nozze gay trascritte dal sindaco Ignazio Marino e voglio raccontarvi la mia esperienza. Qualche anno fa sono stata invitata ad Hemel Hempstead, in Inghilterra, per assistere alla Civil partnership cerimony di Robert e Nicholas, due vecchi amici miei e del mio defunto marito. Nessuna protesta fuori dal comune Inglese, nessuna telecamera: sembrava l’evento più naturale del mondo. Gli sposi entrambi eleganti in smoking, uno color crema con gilet rosso e fiore rosso all’occhiello, l’altro grigio con gilet e fiore avorio. Sono entrati nella sala del comune tenendosi per mano. Certo nella formula di rito la parola sposo è stata sostituita dalla parola partner, ma devo confessare che eravamo tutti commossi e, per noi presenti alla cerimonia, i nostri Nicholas e Robert erano i due sposi. Dopo le foto di rito con familiari e amici, ci ha accolto un’ottima cena fredda, dove non lo indovinereste mai…In un museo! Un duo di arpa e flauto faceva vibrare le sue note per le sale finemente addobbate e per finire è arrivata la classica torta nuziale inglese: una base di frutta secca rivestita con glassa di zucchero. La tradizione britannica vuole che gli sposi mettano una fetta di torta sotto il cuscino la prima notte di nozze, per buon auspicio e che la conservino il mattino dopo nel congelatore, per poi mangiarla al loro primo anniversario. Varrà anche per i partnership?
Questa della torta, forse, è una tradizione che possiamo lasciare agli Inglesi.